Integrazione: come e quando?

 

Fin dall’antichità, l’uomo è sempre andato alla ricerca di elisir miracolosi per aumentare le proprie capacità, siano esse fisiche o mentali. La cinematografia e l’animazione ci portano alcuni esempi come “Asterix & Obelix”, “Limitless” e altri più o meno recenti.

 

Se da un lato esiste un intero mondo che studia l’argomento integrazione, con tanto di università, laboratori, ricercatori, fino ad arrivare alla nonna Pina con i suoi intrugli per il mal di gola, dall’altra c’è chi ha un visione distorta dell’argomento o addirittura teme per potenziali effetti dannosi.

 

Ogni professionista sa che per quanto riguarda l’argomento esistono parametri da seguire e rispettare, entro qui non ci sono side effects (effetti collaterali) e si possono ottenere benefici. Un uso smodato e inconsapevole però può arrecare danno come in ogni altro frangente.

 

Ma veniamo a noi.. Che cos’è l’integrazione alimentare?

 

L’integrazione alimentare altro non è che l’assunzione di supplementi (integratori) sotto diverse forme a seconda dei casi che servono a sopperire ad una carenza oppure ad avere un effetto ergogenico (miglioramento della performance) come spesso avviene nell’ambito sportivo.

 

Quanto spesso le persone hanno carenze nutrizionali?

 

Nonostante la disponibilità alimentare dei giorni nostri completamente diversa rispetto ad altre epoche, la qualità di quello che mangiamo è decisamente inferiore. Ormai i grandi distributori pensano solo alle quantità ed al profitto, daltronde quali mezzi ha la popolazione per riconoscere la qualità? Come spesso accade per gli integratori ci si basa soprattutto sul gusto, niente a che vedere con quanto servirebbe invece. Un esempio semplice è quello della frutta, si trova tutto l’anno e proveniente da quasi tutto il pianeta. Viene raccolta ancora prematura (quindi priva delle vitamine che dovrebbe avere a maturazione), viene trasportata, sottoposta a sbalzi di temperatura, urti, inquinamento e poi viene venduta facendola maturare sul banco, siamo sicuri di poterla chiamare frutta?

 

Viste le premesse non è quindi difficile trovare persone che vista la qualità del cibo e visto lo stile di vita, hanno carenze nutrizionali.

(Mensink GB, Fletcher R, Gurinovic M, et al. (2012). Mapping low intake of micronutrients across Europe. British Journal of Nutrition 14:1-19.)

(Troesch B (2012). Dietary surveys indicate vitamin intakes below recommendations are common in representative Western countries. British Journal of Nutrition 108(4):692-8. )

 

Dosaggi e linee guida

 

Sappiamo che sul mercato esistono mille versioni dello stesso integratore, mille brand, differenti dosaggi e posologie, da cosa dipende tutto questo? Non parliamo sempre dello stesso integratore?

 

Si, l’integratore di per se può essere lo stesso ma a seconda della destinazione d’uso esistono alcune linee guida a cui le aziende si devono attenere. Queste linee guida sono rilasciate e aggiornate periodicamente dal ministero della salute, che deve approvare ogni integratore venduto nel nostro paese prima che questo possa essere messo sul mercato. Queste linee guida le trovate qui (Clicca Qui)

 

Ma allora uno vale l’altro se i dosaggi sono gli stessi?

 

Questo dipende dalle materie prime (che spesso sono uguali vista la moltitudine di aziende e la scarsità di produttori) e dall’attenzione di chi lavora poi la materia prima. Periodicamente vengono effettuati da ogni azienda dei controlli sui vari lotti che mettono in produzione, chiaramente però se la materia prima non rispecchia quello che doveva essere, anche lo step successivo perde precisione e affidabilità. Vediamo per esempio la produzione di integratori a base di proteine del siero del latte, la materia prima essendo che proviene appunto dal latte di mucca non potrà mai essere sempre uguale a livello nutrizionale, soprattutto visto lo stress a cui viene sottoposto l’animale nella catena produttiva. Ecco così che i valori “dichiarati” da chi vende la materia prima “sballano” e così via tutti gli step successivi.

 

Per questo motivo le aziende hanno per legge una tolleranza sui valori dichiarati in etichetta, basti sapere che per le proteine del siero ad esempio si parla del 15%, quindi se comprate un integratore titolato al 90%, potrebbe esserci anche solo il 75% realmente.